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Per un armatore, assegnare un nome alla propria barca è essenziale, sia per ragioni “sentimentali” che pratiche. Per tale motivo tutte le barche portano, per tradizione, il loro nome impresso sulla fiancata o a poppa. In questo articolo presentiamo le leggi vigenti, le procedure per ottenere e cambiare il nome della barca, e le superstizioni che circondano questa pratica.
La questione del nome deriva da un’antica credenza dei marinai che, considerando la barca al pari di una persona, avevano l’abitudine di attribuirgli un nome, tanto che un’imbarcazione senza nome era praticamente inconcepibile.
Tutt’oggi, assegnare un nome alla barca è essenziale, poiché ci aiuterà anche a essere identificati in maniera univoca prima di effettuare qualunque tipo di procedura: per richiedere via radio l’ormeggio in un porto sconosciuto, per esempio, o ancora per chiedere aiuto alla marineria per attraccare nel nostro porto di base o cercare aiuto quando ci troviamo in alto mare a seguito di un guasto o di qualsiasi altra emergenza.
L’iscrizione delle unità da diporto è disciplinato dal Titolo II del Decreto Legislativo 18 luglio 2005, n. 171 aggiornato, da ultimo, con le modifiche apportate dal Decreto Legislativo 3 novembre 2017, n. 229.
Prima di procedere è importante però fare una distinzione tra natanti e imbarcazioni da diporto.
Natanti: sono imbarcazioni di dimensioni inferiori ai 10 metri ed esenti dall'obbligo di immatricolazione, dunque prive di Licenza di Navigazione e dotate solo di libretto del motore (entrobordo o fuoribordo). Per i natanti l’assegnazione del nome è facoltativo, anche se, di fatto, praticamente tutte lo possiedono per tradizione.
Imbarcazioni da diporto: sono barche più grandi di 10 metri e devono essere immatricolate; pertanto andrà anche registrato obbligatoriamente il nome della barca.
Per i natanti il nome è facoltativo, mentre per le imbarcazioni da diporto è obbligatorio.
Quando compriamo una barca nuova, dobbiamo avere ben chiaro sin da subito il nome che che vogliamo attribuirgli, poiché questo sarà necessario per preparare tutta la documentazione. Per l’assegnazione del nome occorre presentare la domanda alla capitaneria di porto di iscrizione con copia della carta d’identità in corso di validità e licenza di navigazione; successivamente è necessario effettuare un versamento di 15 euro alla tesoreria provinciale locale, allegando una marca da bollo ed indicando il nome che si vuole attribuire all’imbarcazione, insieme ad un’eventuale alternativa nel caso in cui nel compartimento marittimo di appartenenza sia già presente un nome uguale.
Quest’obbligo è valido a livello internazionale e serve ad identificarci ovunque andiamo, per cui nella documentazione della barca il nome apparirà sempre insieme alla targa e ai dati del proprietario. In Italia, il nome della barca deve essere registrato nei seguenti documenti:
Il nome dell’imbarcazione andrà comunicato anche quando chiederemo il numero MMSI (Maritime Mobile Service Identity), cioè l’identificativo del servizio mobile marittimo, composto da 9 cifre (le prime tre corrispondono al numero di identificazione del paese e le restanti sei servono per identificare la nostra barca). Un'altra pratica particolarmente consigliata, sebbene non obbligatoria, è che tutti i giubbotti salvagente di bordo portino impresso il nome della barca a cui appartengono.
Maggiori informazioni su:
Documenti e tasse per comprare una barca
Documenti obbligatori da tenere in barca
È consigliabile che tutti i giubbotti salvagente di bordo portino impresso il nome della barca a cui appartengono. Foto: Magellano
Anticamente i pirati usavano cambiare il nome delle loro navi per poter sfuggire alla legge dopo le loro malefatte. La leggenda della malasorte portata dal cambiare il nome della barca sembra sia stata introdotta dalla marina inglese come ultimo tentativo per scoraggiare i filibustieri dal modificare i nomi delle loro navi; i pirati, noti per le loro superstizioni, cominciarono a diffondere storie di naufragi ed epiloghi orribili capitati agli equipaggi che navigavano a bordo di navi con il nome diverso dall'originale.
Si dice inoltre che il volume della leggenda sia stato incrementato dalle compagnie di assicurazione per evitare di pagare bonus a quelle imbarcazioni denunciate come affondate, ma che venivano in realtà usate per scopi più o meno criminali con un altro nome.
Dare un nome alla barca è obbligatorio solo per le imbarcazioni superiori ai 10 metri, ma per tradizione viene dato un nome anche alle barche più piccole.
Per contrastare la leggenda della malasorte, i pirati sostenevano che, una volta cambiato il nome della barca, occorreva nascondere a bordo la targa con il nome originale per evitare il maleficio. Ciò ha inconsapevolmente aiutato le compagnie di assicurazione poiché, quando localizzavano la barca incidentata, potevano trovare tra i suoi resti il nome originale della nave affondata.
Nonostante queste superstizioni, è consentito effettuare la modifica del nome di una barca di seconda mano. La procedura è la stessa relativa all'assegnazione del nome: presentare domanda alla capitaneria di porto di iscrizione con copia della carta d’identità in corso di validità e Licenza di Navigazione; successivamente è necessario versare 15 euro alla tesoreria provinciale locale, allegando una marca da bollo ed indicando il nome che si vuole attribuire all’imbarcazione, insieme ad un’eventuale alternativa nel caso in cui nel Compartimento Marittimo di appartenenza sia già presente un nome uguale. È raccomandabile effettuare la modifica subito dopo il passaggio di proprietà e registrare immediatamente la variazione anche sulla licenza di navigazione.